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Diocesi: mons. Nosiglia (Torino) a veglia ecumenica, “offrire al mondo la nostra comune testimonianza della fede in Cristoâ€
“La nostra unità , anche se ancora imperfetta, si nutre tuttavia di momenti di grazia, che ci spronano a offrire al mondo la nostra comune testimonianza della stessa fede in Cristoâ€. Lo ha affermato questa sera l’arcivescovo di Torino, mons, Cesare Nosiglia, portando il suo saluto alla veglia di preghiera ecumenica in corso nella cattedrale di san Massimo alla presenza di tre frères di Taizé, di padre Giorgio Vasilescu della Chiesa ortodossa rumena e di Eugenia Ferreri, presidente della Commissione evangelica per l’ecumenismo. “Questa sera – ha sottolineato l’arcivescovo – vogliamo vivere insieme ai frères un momento di intensa spiritualità , che in questo tempo pasquale ci permette di confermarci nella comune fede in Cristo Signore e dare anche alla nostra città e diocesi un segnale forte di unità e di volontà di camminare insieme, verso quella piena comunione che nostro Signore ci ha indicatoâ€. Ricordando che “Papa Francesco ha affermato che l’unità dei cristiani è già in atto nel martirio, che unisce tanti nostri fratelli di varie chiese e confessioni cristianeâ€, mons. Nosiglia ha osservato come “questa via – e ogni via che promuove momenti di comunione, di preghiera e di fraternità vissuta tra fratelli cristiani – pone una pietra miliare nel cammino ecumenico verso la piena unità â€. E commentando le parole del Salmo 132, l’arcivescovo ha sottolineato che “deve unirci, in quest’esperienza che stiamo vivendo, il sentire che come fratelli abbiamo più doveri che diritti da accampare, dal momento che tutto ciò che siamo è frutto dell’amore gratuito di Dio e della sua infinita misericordiaâ€. Nosiglia ha esortato a “celebrare con gioia tale amore gratuito di Dio e la nostra concordia di suoi figli e di fratelli in Cristoâ€.
Medio Oriente: Monteduro (Acs), “se non ricostruiremo i luoghi di preghiera, l’Isis avrà vintoâ€
“Se non ricostruiremo i loro luoghi di preghiera e se non ritorneranno tutti alle loro case, l’Isis avrà vinto perché avrà cancellato la presenza cristiana in quella terraâ€. Così ha concluso il suo intervento Alessandro Monteduro, presidente di Aiuto alla Chiesa che soffre all’incontro di oggi a Perugia su “Il dramma dei cristiani in Medio Oriente – Testimoni dalla Siria†promosso dal comitato locale “Nazarat†con il sostegno della diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). Monteduro ha raccontato non solo la persecuzione subita dai cristiani in Siria e Iraq ma anche i progetti che Acs sostiene in Siria e Iraq con oltre 6 milioni di euro, dal 2011 a oggi. “Prima facevamo soprattutto sostegno pastorale ma oggi – ha detto – abbiamo di fronte la sfida della fede che è aiutarli a tornare a casa. Della fede perché nei campi profughi, nei container in cui vivono in 18, abbiamo trovato un’orgogliosa croce, il vangelo e la bibbiaâ€. Monteduro ha ricordato il dramma dei cristiani iracheni che “erano più di un milione e oggi sono appena trecentomilaâ€, cristiani che si erano rifugiati in Siria nella speranza di poter tornare preso nel loro paese nonostante vi fossero anche lì persecuzioni di cristiani prima che esplodesse la guerra, con intimidazioni, rapimenti – ed ha ricordato padre Dall’Oglio –, uccisioni. “Di fronte a tutto questo cosa non ha fatto l’Occidente?â€. “Grazie alla generosità dei popoli d’Occidente abbiamo visto campi profughi allestiti e sostenuti per dare in pochi giorni accoglienza a migliaia di profughi. Ma non abbiamo visto le bandiere e l’opera dei governi e delle istituzioni sovranazionaliâ€, ha detto il presidente di Acs criticando anche l’indifferenza dei media per chi muore oltre il mediterraneo. “Per sconfiggere l’indifferenza – ha concluso – abbiamo l’arma dell’informazione, della preghiera, e del sostegno alle popolazioni cristiane perseguitateâ€. All’incontro ha portato la sua testimonianza il giornalista e inviato di guerra Gian Micalessin e il docente di lingua e cultura araba Ayman Haddad.
Guerra in Siria: card. Bassetti, “vediamo le immagini in tv e non distinguiamo tra fiction e realtà . Poi le immagini passano ma la realtà restaâ€
“Quando vediamo le immagini in tv siamo talmente presi che non distinguiamo tra fiction e realtà . Poi le immagini passano ma la realtà resta. Il cardinale Mario Zenari recentemente mi ha detto: ‘La Siria è cinque volte peggio che l’inferno perché nell’inferno c’è il fuoco, ma in Siria c’è la guerra, le potenze che si contendono il terreno, c’è la fame, le madri raccolgono i figli morti. E tutto questo per una guerra che nessuno sa perché la fa’â€. Lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, intervenendo all’incontro promosso dal comitato locale “Nazarat†con il sostegno della diocesi di Perugia-Città della pieve e di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) su “Il dramma dei cristiani in Medio Oriente- Testimoni dalla Siria†oggi pomeriggio a Perugia. Di questa guerra che “distrugge una intera nazioneâ€, il cardinale ha portato testimonianze raccolte nei suoi viaggi in Medio Oriente, dalla visita in Libano, Paese di poco più di 4 milioni di abitanti che accoglie più di un milione di profughi e rischia di diventare una polveriera pronta ad esplodereâ€, al progetto dei colloqui di pace per il Mediterraneo che vogliono essere un contributo dei cristiani alla pace nel Medio oriente. Bassetti ha ricordato anche l’incontro con il bambino siriano nato e cresciuto sotto le bombe. “Aveva occhiaie profonde e non sorrideva piùâ€. “Quella notte non ho dormitoâ€, ha detto.
Stati Uniti: New York, ieri a Old Saint Patrick preghiera per la Siria e le guerre dimenticate
(da New York) Una preghiera per la Siria e per le guerre dimenticate si è tenuta venerdì sera a New York a Old Saint Patrick, la più antica cattedrale cattolica della città . Ad idearla sono stati rappresentanti del Movimento dei focolari, della Comunità di Sant’Egidio, di Pax Christi, della san Vincenzo e di Lamp ministry. La celebrazione è stata officiata da padre Bryan Mcweeney, direttore dell’ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso dell’arcidiocesi di New York. Nella sua omelia padre Mcweeney ha ricordato ai presenti l’esperienza dell’11 settembre, quando due aerei si schiantarono contro le Torri gemelle cambiando non solo il paesaggio di New York, ma la vita e la cultura della città . “Immaginate per un momento che la Siria e l’Iraq vivono questo tutti i giorni da anni e per loro l’aspettativa di vita è 20 anni in meno della nostra e di questo abbiamo responsabilità ”, ha continuato, sottolineando che “questo momento di preghiera non e’ diretto alle istituzioni o al governo, ma interpella ciascuno di noi come operatori di pace nel quotidiano, dalla metro, al lavoro, alla famiglia. Noi non siamo chiamati solo a parlare di pace, ma a testimoniarla”. Tutta la celebrazione è stata improntata sulle beatitudini e sulle opere di misericordia. “Quando arriveremo davanti a Dio non ci verrà chiesto se siamo siriani o americani, ma ci verrà detto: ‘Ero ad Aleppo, ero a Mosul e tu mi hai aiutato”, ha concluso. La preghiera pronunciata da Papa Francesco durante l’incontro con Shimon Peres e Mahmoud Abbas nei Giardini vaticani nel giugno 2014 ha chiuso la serata. Pax Christi ha annunciato per martedì un momento di preghiera davanti alla sede delle Nazioni Unite.